Dunf United

From Hattrick
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Dunf United (57978)
Dunfermine.jpg
Managed by Dunfermine
Club information
NicknameDunf United
Location Toscana Italia
Founded29/01/2002
StadiumMonte Olimpo 
Prize shelf
Division I.PNG Division II.PNG Division III.PNG Division III.PNG Division IV.PNG

Dunf United is a hold club of Toscana who has won the Italian championship. His manager (Dunfermine) was LA. He was banned from game while he was coach of Italia national team.

Club History

Global season League Cup Hattrick Master
37 7° in IX.1121 - -
36 7° in VIII.1598 1°round -
35 8° in VII.675 1°round -
34 8° in VI.885 1°round -
33 8° in V.188 1°round -
32 8° in IV.61 1°round -
31 8° in III.1 3°round -
30 7° in II.2 1°round -
29 5° in Serie A 8°round -
28 5° in Serie A 5°round 5°round
27 1° in Serie A 9°round -
26 3° in Serie A 14°round -
25 6° in Serie A 11°round -
24 1° in II.2 10°round -
23 1° in III.4 13°round -
22 7° in II.2 3°round -
21 6° in II.2 8'°round -
20 1° in III.13 6°round -
19 3° in III.13 6°round -
18 4° in III.13 5°round -
17 3° in III.13 5°round -
16 1° in IV.7 5°round -
15 2° in IV.7 - -

History (Italian only)

Di Dunf rimane avvolto in un alone di mistero qualche episodio – dicesi la sua prematura dipartita dal mondo hattrickiano – ma si conoscono le varie gesta interne (uno scudetto) ed esterne al gioco. Ricordiamo a questo proposito il suo (consigliatissimo) sito Distanti Saluti.

Testimonial: MOD-Dunf and MOD-DavePax were the funny testimonials for Hattric After Shave.

Io ve la racconto come me la ricordo, mi sfuggiranno mille particolari: son passati diversi anni. Giocavo su un gioco di ruolo online, si chiamava Ultima Online. Da lì arrivarono molti dei primi giocatori della comunità italiana di Hattrick. Ci fu un thread, sul forum di quel gioco, che si chiamava “il pallone è la più bella cosa”. Lessi di questo gioco, mi iscrissi, però svogliatamente. Iniziai nel gennaio del 2002 in quarta serie, quando la quarta serie era il fondo del fondo. Non capii molto lo spirito del gioco, non mi misi neanche a leggere il regolamento. Mi ero iscritto quasi per amicizia, e continuavo con la svogliatezza con cui si fanno le cose svogliate. Lasciai la formazione di base, non organizzavo amichevoli, non sapevo come funzionava il gioco. Entravo una volta al mese, e l’unica cosa che sapevo fare era ingrandire lo stadio. Arrivai ad avere uno stadio da, credo, 140.000 posti, forse di più. Perché tutto ciò? Perché non avevo scoperto la comunità. Non avevo scoperto quello che era il sale, di questo gioco. Non avevo scoperto il gusto che c’è nel vedere il barista, storicamente laziale, che espone la bandiera della Roma dopo il derby perso con scritto “le scommesse si pagano”. Quello che è il sale del calcio: prendere in giro gli amici che perdono, e farsi prendere in giro quando succede a te.

E poi..

Un giorno, un anno e mezzo dopo, feci una cosa magica, chissà perché: con la follia lucida delle cose istintive cliccai sul tasto “conference”. Fu una rivoluzione. Me ne innamorati in maniera fulminea, lessi il regolamento e tutte le cose che c’erano da leggere. Ripresi in mano la squadra, che aveva continuato sempre a giocare con il 442, al tempo in cui il centrocampo era tutto, e si giocava solo 352. Era penultima in terza serie. Schierando sempre i titolari, e allenando generale, ero riuscito fortunosamente ad arrivare in terza serie. Mi diedi come obiettivo immediato la salvezza, anche a costo di sacrificare qualcosa. Per prima cosa, però, abbattei un sacco di posti allo stadio: credo di essere stato uno dei pochi a usare la funzione per la demolizione dello stadio. Ma i costi di manutenzione di quello stadione erano insostenibili. Facevo, al tempo, qualcosa come 30.000 spettatori nelle partite in casa: rimasi con 80.000 spettatori, che rimasero tali fino alla Serie A.

E come finì?

Riuscii a salvarmi all’ultima giornata, e da lì cominciai a pianificare il futuro. Intanto leggevo consigli su come giocare, sperimentavo ciò che si poteva sperimentare: insomma, mi davo da fare. Decisi che l’obiettivo sul breve termine non poteva che essere la promozione nella seconda categoria. Ma la mia squadra era nettamente scarsa per l’obiettivo. Mi armai di pazienza, collezionai due terzi posti intanto che rafforzavo la squadra. Il quarto anno fu quello buono, riuscii a battere Flesh & Blood la squadra che da 4 stagioni arrivava prima nel girone senza essere in grado di vincere lo spareggio, e a vincere la mia III.13 con un margine sufficiente alla promozione diretta. Finalmente ero arrivato in seconda serie!

Un bel salto…

Arrivare in Seconda serie voleva dire aver raggiunto il mio obiettivo. Non avevo fatto programmi a lungo termine, e non li feci neanche sul momento: decisi che salvarmi al primo anno di II serie fosse un obiettivo alla mia portata. Feci una stagione di lacrime e sangue, arrivai sesto e vinsi lo spareggio. Lì capii che se volevo puntare più in alto – se volevo vincere la Serie A – dovevo dare un cambio di marcia. Potevo soffrire un altro anno, poi altri due, e poi altri tre, per navigare a vista verso la salvezza, o dare una sterzata. Decisi di vendere tutto il centrocampo che mi aveva portato alla promozione e di comprare due dei diciassettenni più promettenti, un italiano: Giorgio D’Andrea, che poi diventò nazionale u-20 e nazionale italiano, e Seri Yodrit, forse il miglior centrocampista Tailandese ai miei tempi. Accanto a loro comprai altri giovani, un po’ meno promettenti – era finito il budget – ma che avrebbero reso dei bei soldi. Giovando in II serie con un centrocampo di diciassettenni ero condannato a una retrocessione pressoché certa. Tuttavia me la giocai – quell’anno avevano introdotto il contropiede, e io nel vendere i miei centrocampisti più forti avevo puntellato la squadre negli altri ruoli – riuscii in qualche colpaccio, finii settimo a un punto dalla sesta. Ricadevo in III serie, ma l’allenamento stava portando i suoi frutti i giocatori che avevo comprato a inizio stagione erano diventati già molto forte, e – essendo così giovani – li vedevo crescere di settimana in settimana.

Giovani virgulti crescono…

Mi ritrovai di nuovo nella III 13, dovevo avevo l’attacco e la difesa più forti, e un centrocampo nettamente più debole degli altri, anche perché avevo rivenduto due dei giovani comprati e avevo comprato un altro diciassettenne norvegese fortissimo che sarebbe cresciuto come gli altri. Dominai quella stagione accumulando vittorie in contropiede, con cui rialzavo il team spirit, e che mi permettevano di pareggiare il possesso palla dei centrocampi più forti. A metà stagione ero in testa alla classifica e i miei centrocampisti iniziavano a essere forti quasi quanto quelli degli altri che – invece – non crescevano. A fine stagione tornai in II serie con due giornate d’anticipo. L’agilità con cui avevo vinto questa stagione mi aveva fatto sognare: la serie A era alla portata, e la mia squadra cresceva più di tutte le altre; era vero, però, che rispetto agli squadroni della II serie ero ancora molto indietro. Mi posi un obiettivo ambizioso: volevo arrivare quarto, per evitare i playout. Pensavo di poter esitare un poco all’inizio, ma poi gli oramai diciannovenni d’Andrea e Yodrit sarebbero cresciuti: nel frattempo vennero convocati nelle rispettive selezioni u20. Mi ero posto l’obiettivo di arrivare alla vittoria della II serie in 3 stagioni, il quarto posto mi avrebbe confermato che era possibile. Le prime giornate andarono come credevo, molta fatica, pochi punti. Piano piano, però, la squadra iniziava a carburare e battersela contro le più titolate squadre di II serie, in un girone equilibratissimo. Cominciai a vincere, e vincere ancora. Guadagnai la testa del girone, e – mentre le squadre dietro continuavano a strapparsi punti a vicenda, io volavo via, in testa alla classifica, da neopromossa.

Il sogno si avvicina

A poche giornate dal termine la seconda in classifica era più vicina alla sesta, che alla prima: io. Avevo virtualmente vinto la II serie da neopromossa, sapevo però che i punti persi a inizio campionato non mi avrebbero permesso di accedere alla Serie A, se non passando per lo spareggio – in trasferta – che nessuna squadra aveva mai vinto, nella storia: e poi giocare in Serie A con quella squadra sarebbe stato un massacro. Decisi comunque di provarci, non era forse la decisione più saggia, ma comunque tentare ad arrivare in Serie A sarebbe servito a farmi le ossa. Mancavano ancora diverse giornate. Cercai di accumulare team spirit per arrivare con il morale alto allo spareggio, e provare a giocarmela. Incontrai l’Oratorio San Giuseppe, con il cui manager avevo sempre mantenuto rapporti cordiali: sapevo, anche, che era una persona onesta. Non avrebbe fatto nessun doppio-pic, o nessuna scorrettezza del genere. Ce la saremmo giocata entrambi al massimo delle nostre possibilità. L’avversario era davvero più forte: nonostante un team spirit alto considerai la carta del contropiede, mi pensai anche disposto a giocare un 442 con due centrocampisti centrali, e perdere uno slot – per la prima volta da quando avevo scoperto cosa volesse dire allenarsi. Ma non era la soluzione adatta: l’Oratorio San Giuseppe era la prima squadra che incontravo che non sovrastavo almeno in attacco e in difesa – al tempo moltissimo della forza di una squadra era fatto dal centrocampo, così la gran parte delle squadre aveva centrocampisti fortissimi, e attaccanti e difensori più scarsi. Giocai con la mia squadra titolare, e vinsi – 1-3, se non ricordo male. Incredibile, contro ogni pronostico d’inizio stagione: con due stagioni d’anticipo sulle mie più ottimistiche velleità. Contro la tradizione che voleva le squadre di prima serie non perdere mai uno spareggio, contro tutto questo, ero in Serie A!


Keywords: Banned
From: LA-Dunfermine (6139334.1) as reply to ()
To: Everyone 06-06-2006 09:35
E' cosa risaputa, e dibattuta, che oramai nelle serie alte Hattrick sia un gioco oberato dall'economia, e lo sarà sempre di più.

Ci sono stati abbandoni, ricominciamenti, idee strambe, di tutto di più. E su questi ci sono state discussioni, critiche, macchittelofaffare, e al momento i due thread con più risposte nel breve lasso di tempo parlano di questo. Molti dicono che non ci giocherebbero, che al mio posto smetterebbero, che è meglio ricominciare subito che farsi sfilare lentamente come sta già in parte succedendo, e in parte hanno ragione. Non è un segreto che mi baleni in testa dallo scudetto di mollare baracca e burattini e imitare quel precursore (anche perché il primo a iniziare è anche spesso il primo a smettere) che risponde al nome di Sluice. Poi vedo, quando incontro qualcuno della comunità e gli parlo di questo mio proponimento, occhi strabuzzati e parole di stupore: sei in Serie A, cosa vuoi di più. Insomma, finché puoi ballare balla, foss'anche tpuntare a strappare con i denti un sesto posto a uno che ha il doppio del tuo monte ingaggi. E anche questi altri, hanno in un certo senso ragione. Chissà, forse sono soltanto più fifone di chi l'ha fatto. Vero è che sono un privilegiato, non solo alleno in Serie A, ma ho la Nazionale, che al momento catalizza la mia attenzione, e fa tutto il divertimento: ma quando non ci sarà più? E poi: giocare così è un po' un gioco zoppo. Avevo anche idea di smettere e ricominciare, andando a ricandidarmi per il secondo mandato dalla IX serie, ma un GM mi ha detto che - giustamente - avrei dovuto aspettare le 7 settimane, e quindi o smettere a metà stagione e lasciare la Nazionale in balia degli eventi (a Tognetti, secondo arrivato?), oppure non avrei fatto a tempo a ricandidarmi al secondo mandato. Cosa alla quale tengo, ché come avete capito è quasi la mia unica fonte di divertimento.

Così due pensieri si incontrano, le parole di qualcuno, e quelle di qualcun altro, dette per scherzo: me la vendi la Dunf United? Ti do x euro e la mia squadra!

Accipicchia penso io: non te la vendo, però te l'affitto, e gratis.

Tutto, e ci mancherebbe altro, nel rispetto delle regole: io trasmetto tutte le info settimanalmente al nuovo allenatore virtuale, e lui mi trasmette quelle della sua squadra, poi ognuno dà all'altro gli ordini su come comportarsi. Ovviamente ognuno avrebbe i propri vincoli (per me non vendere d'andrea o morales, non rinominare lo stadio), ma pochi.

A questo modo io proverei a vedere come mi trovo in una serie bassa, e l'utente che allena la Dunf United potrebbe provare l'ebbrezza di giocare in Serie A. E penso che, forse, la comunità avrebbe un'avventura in più da seguire, ché poi son queste cose che fanno la comunità, o no?

Avevo anche pensato di affidare la Dunf United a una piccola cerchia di utenti i quali decidessero a maggioranza le cose da fare, ma mi sembra molto più complesso, anche perché ci sono molte decisioni che uno deve prendere, e non ha tempo di discutere.

Ecco: tutti possono candidarsi, l'unica cosa che chiedo è che sia dalla V serie in giù, meglio se dalla VII), rispondetemi spiegandomi perché vorreste allenare in Serie A, e perché io mi divertirei ad allenare proprio la vostra squadra (in quella serie, in quelle condizioni, etc), magari decideremo anche assieme quale sarà l'avventura più divertente.

Poi non so, tutti gli estremi sono da definire, non so se sarebbe la prossima stagione, o quella dopo, o addirittura la prima dopo il secondo mandato. Però, insomma, verrebbe una cosa carina?


Keywords: Last Massage
From: LA-Dunfermine (???) as reply to ()
To: Everyone 06-06-2006
Come qualcuno di voi saprà, sono stato bannato dal gioco.

Sul merito della decisione non entro, non ho mai voluto infrangere il regolamento da dentro, tantomeno vorrei farlo ora da fuori. Ci tengo però a precisare una cosa che mi sta particolarmente a cuore: la squadra mi è stata chiusa per questo thread: [message=6139334.1]. Non per qualsiasi altra cosa, molti mi hanno chiesto "c'è qualcos'altro che non so?": non è così. Non ho mai posseduto due squadre, né insultato nessuno, etc. Almeno in questo momento, preferisco evitare

Ringrazio tutti coloro che mi hanno telefonato e espresso affetto, come coloro che mi scriveranno e lo faranno. Ciò che più mi dispiace è lasciare la Nazionale con tutto ciò che c'è attorno, la radio, e le persone che mi sono state vicine in questo inizio di avventura. Al riguardo farò un'oretta di diretta su Radionazionale (stavolta in versione Radiolondra!) questa sera, fra le due partite del mondiale "vero", tra le 20, e le 21. Dopodiché saluterò tutti.

L'indirizzo della radio, per l'ultima volta, sarà il solito.

Non ricordo bene se ho schierato la formazione per stasera, ma mi pare proprio di no, avevo messo un 433 ma poi mi sembra di non aver dato il "conferma" perché mancavano le riserve ripromettendomi di farlo all'aggiornamento della forma. Spero di aver cliccato quel tasto, ma dubito, (e la formazione base comprende Ricci, Metra, Beghi e gli altri che sarebbero stati convocati all'ultimo) quindi probabilmente non ci sarà nessuna partita da seguire: in ogni caso parlerò soltanto per metà del tempo, e chiamerò in radio varie persone per fare un saluto più da vicino.

Non so se rientrerò fra 7 settimane, 7 mesi, o mai. In questo momento non è il mio primo pensiero, ma se lo farò lo farò in maniera anonima. Grazie a tutti di questi ultimi 3 anni.